
Ferdinando Romano sul Corriere del Mezzogiorno
Il Corriere del Mezzogiorno
Rubrica il Discografo
Raccontare Otranto in modo non banale
Articolo a cura di Fabrizio Versienti
Si dice Otranto e viene subito in mente un centro storico meraviglioso preso d’assalto per almeno otto mesi all’anno dalle folle dell’overtourism. Ed è un peccato, perché Otranto ha una sua magia e una sua forte personalità di tutt’altro segno, segreta e silenziosa: la Otranto eccellente è quella dell’«Albero della vita», il mosaico pavimentale della cattedrale che risale al 1100 e contiene di tutto, storie e simbologie, personaggi reali e immaginari, Adamo ed Eva e Re Artù. Per contrappasso, dopo tanta vita, una cappella della stessa cattedrale contiene in enormi teche a vista le ossa dei martiri del 1480, gli abitanti della città uccisi dagli occupanti turchi. Poi si pensa al Castello di Otranto di Horace Walpole, il romanzo gotico per eccellenza di fine Settecento, fatto di apparizioni mistiche e inquietanti. A chiudere il cerchio, il riferimento più recente: Carmelo Bene, la sua casa, le carte, il visionario romanzo Nostra Signora dei Turchi, trasfigurazione onirica della mattanza del 1480 e del Sud del Sud dei santi e dei martiri. Da quelle pagine, venne anche uno spettacolo teatrale, e un film visto nel 1968 a Venezia, dove suscitò enorme scandalo. È finita qui?